La fine della Poljot
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La Poljot cessa di esistere come manifattura
Con il finire dell'epoca socialista sovietica, si ebbe un costante calo dei sussidi statali ed uno stravolgimento nel mercato di vendita.
Il cambiamento delle condizioni operative fu repentino e la Poljot, al pari di ogni altra azienda sovietica, non era pronta per poter competere da sola nel mercato occidentale, perché:
- aveva una forza lavoro molto numerosa
Basti pensare che:
- nel 1990 la Poljot aveva 6500 dipendenti e produceva 6 milioni di orologi
- nel 2005 ha 450 dipendenti e produce 60 mila orologi, solo meccanici (fonte)
- non aveva una propria rete di vendita
Ricordiamo come, in epoca sovietica, le aziende producevano, ma della vendita si occupavano altre organizzazioni statali.
Le cause del fallimento Poljot

Assenza di un controllo sulla rete di vendita
La scarsa capacità di vendita autonoma, fu colmata inizialmente dalla moda del sovietico, durante la quale gli importatori esteri si occupavano delle facili e remunerative vendite nei propri paesi.
L'importante però non è solo vendere, ma farlo con un'adeguata remunerazione, per cui è importante poter imporre delle condizioni ai venditori, verso cui era basso il potere contrattuale dell'azienda.
A questo proposito, ancora nel 2005, la Poljot non aveva una rete di venditori ufficiali, affidando la propria distribuzione ad operatori indipendenti: un cattivo controllo sulla rete di vendita, era un problema che la Poljot si trascinava dalle produzioni terziste degli anni '90.
Il problema era che ogni venditore aveva interesse a vendere ciò che aveva da vendere, chiudendo gli occhi sulla distinzione tra produzioni terziste o uscite dalla fabbrica Poljot.
Si pensi che nel 2001, il dominio poljot.com era registrato ad un venditore multimarche, divenendo il dominio del negozio ufficiale online Poljot solo nel 2006.Fu solo nel 2006 che la Poljot tentò pubblicamente di introdurre una distinzione tra le produzione genuine e quelle "solo" con meccaniche poljot
Infruttuosi gli investimenti sui quarzi ed impoverimento del mercato interno
A quanto elencato, si aggiungono altre questioni:
- la scelta, all'inizio degli anni '90, riveltatasi infruttuosa, di investire ancora sull'orologeria al quarzo, puntando sul mercato di massa
Nel 2001 il catalogo aveva solo più calibri meccanici: cal. 2609H, cal. 2612/1, cal. 2614/2H, cal. 2616, cal. 3133 e nel 2002 uscirono le prime evoluzioni del cal. 3133
- la grave recessione che colpì la Russia dopo la sua crisi finanziaria del 1998, che impoverì il mercato interno.
Il mercato interno continuava ad essere molto importante per l'industria locale degli orologi
- la concorrenza sul mercato interno, dei prodotti cinesi importati illegalmente (nel 2010 circa il 70% del totale)
- la percezione dell'orologeria russa, anche del suo marchio di punta, come una orologeria "inferiore" rispetto a quella svizzera, per cui, "oltre i 350 dollari, un cliente russo scegliebbe uno svizzero anziché un russo"
Di fronte alle difficoltà, il settore orologiero russo chiese sostegni statali, senza risultato; ottenne nel 2006 solo l'introduzione di una tassazione speciale sugli orologi di importazione, che però non aveva effetto ovviamente su quelli di importazione illegale.

Cattiva gestione
Dalla lettura di alcune discussioni sui forum russi, si ha l'impressione che dal 1994 qualcosa si ruppe nella gestione dell'azienda, dove prevalsero interessi personali su quello aziendale: il che, non sarebbe una novità nelle aziende ex-statali russe in quegli anni privatizzate.
Dalla metà degli anni '90, furono create nuove società e nuovi marchi:
- dal 1994 diversi ex-dipendenti, in dissidio con i vertici, uscirono dall'azienda per formare altre società orologiere: Poljot-Klassika, MarkTime, Garo.
- i marchi Poljot-Chronos ( Полет Хронос), Poljot-Elite ( Полет-Элита ), Selena oltre al marchio Poljot, erano tra loro molto simili, spesso cambiava solo il logo sul quadrante: si trattata spesso di puro rebadging, stesso prodotto con marchio diverso.
Non ce ne era davvero bisogno vista la confusione che già c'era nella distribuzione Poljot, con tanti cronografi che di Poljot avevano solo il calibro eppure erano venduti come "Poljot".
Già all'epoca ed ancora ora, utenti chiedevano in merito a questi marchi: "è un Poljot?"
Il creare però diversi marchi, era un modo per garantire propri interessi manageriali.
La stessa Poljot-V GmbH, inizialmente sussidiaria della "Poljot di Mosca" in Germania e nata per commercializzare i Poljot in Europa, fallì allo scopo, ma creò la Poljot International, avendo in comune il medesimo amministratore delegato, Mr. Alexander Shorokhov, il quale poi recentemente creò un marchio a proprio nome, sempre legato alla Poljot International.
La Poljot fu forse vittima della sua fama, attirando appetiti finanziari: la Seconda Fabbrica di Mosca, ebbe un destino simile.
Nel 2004 nasce la OJSC/OAO "1 MChZ" privata al 100%
( Первый Московский часовой завод / First Moscow Watch Factory )
Il 14 febbraio 1992, fu creata la 3AO "1 MCHZ" (società per azioni chiusa), a cui fu conferito ogni bene della fabbrica Poljot.
Inizialmente la società aveva una partecipazione statale, che nel tempo andò scemando, fino a quando la proprietà divenne 100% privata divenne la OJSC/OAO (società per azioni aperta) "1 MCHZ" ( Open Joint Stock Company "First Moscow Watch Factory" ).
Le denominazioni societarie che si formarono attorno alla "1 MCHZ", sono viste qui: interessanti per capire se qualcuno agiì per sé o per l'azienda.
Alcuni dati sull'evoluzione Poljot, secondo suoi dati:
- dal 2000, le casse furono tutte in acciaio
- nel 2005, il 95% della produzione era di orologi meccanici.
- Nel 2005 il 90% dei componenti era di produzione russa, il resto svizzero.
Alcuni dati sono forniti in un'intervista a Ivan Ksenofontov, amministratore delegato Poljot nel 2005 e figlio di Sergei Borisovich Ksenofontov, indicato nel 1992 come direttore generale della divisione asiatica della Poljot e successivamente amministratore delegato di OAO "1 MCHZ"
L'intervista si evince la decisione dell'azienda di aumentare il portafoglio delle produzioni di lusso, quasi artigianali, il proprio catalogo: a lato vediamo il nuovo Poljot Skeleton 31683C con cassa in oro da 18K e sotto, un cronografo con cal. 3133 in catalogo dal 2002.
La "1 MChZ" vende le linee produttive dei cal. 26xx e cal. 31xx
Il 31 maggio 2005, l'assemblea generale straordinaria degli azionisti approvò a maggioranza "la possibilità di alienare la proprietà della società come conferimento al capitale autorizzato delle società controllate".
In sintesi, fu deciso di vendere le proprietà della società, per concorrere al capitale sociale.
In particolare, furono venduti i macchinari dei cal. 26xx alla Vostok e la linea del cal. 3133 e le sue varianti alla MakTime.
La linea produttiva del cal. 3133 cambiò proprietà, ma non luogo, continuando a funzionare fino alla fine nello stabilimento storico "1 MChZ" in Marksistskaya Street, 34к5.
La Poljot, cessa di esistere come manifattura di orologi, cessa di produrre calibri: è sostituita dal marchio Maktime, che assume l'80% del personale.
La storia di MakTime è scritta qui
Forse gli azionisti dietro la "1 MChZ" cercavano un modo per tenere in vita il marchio, concentrandosi sull'assistenza e sulla produzione di serie limitate e di nicchia, come accadde nel catalogo del 2006.
O forse, fu solo una scelta finanziaria, remunerativa nell'immediato.
Di sicuro la Poljot crea finalmente un suo negozio ufficiale a poljot.com: le spedizioni partono da Londra (all'epoca nella UE), c'è in progetto di aprire una deposito anche negli USA.
Il negozio online è curato dalla Poljot Intercontinental LTD. (capirete dopo perché indico queste società) ed è finalmente ben fatto:
- c'è un club per fidelizzare la clientela
- è possibile il pre-ordino degli orologi a catalogo
- finalmente la Poljot inizia a rendere esplicita la distinzione tra produzioni ufficiali e produzioni con "solo" calibro Poljot, per accrescere l'importanza della fonte di acquisto
- sono presenti informazioni sulla storia e sull'evoluzione della "1 MChZ" Poljot
Compaiono anche produzioni con meccanica ETA.
Il sito resta aperto ancora fino al 2008, ma già da fine 2006 gli orologi non sono più ri-assortiti.
Segue: le società dietro a Poljot
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